La verifica di conformità degli impianti di messa a terra rappresenta un indispensabile requisito di sicurezza per le aziende e viene effettuata alle autorità competenti dopo comunicazione del datore di lavoro di messa in esercizio dell’impianto.
E’ quanto stabilito dal Dpr 462/2001 intitolato Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi.
Ecco i principali obblighi del datore di lavoro:
- inviare, entro 30 giorni dalla messa in esercizio dell’impianto, la dichiarazione di conformità a Ispesl, Asl o Arpa competenti
- effettuare regolarmente la manutenzione degli impianti di messa a terra
- richiedere verifiche periodiche
La frequenza delle verifiche cambia anche in relazione alla tipologia di attività di un’azienda.
Ricordiamo che è lo stesso decreto legislativo 81/2008, noto anche come Testo unico sulla sicurezza, a stabilire le regole per la corretta gestione degli impianti e delle apparecchiature elettriche.
L’articolo 80 infatti descrive in maniera dettagliata i compiti in materia del datore sottolineando l’obbligo di prendere misure necessarie per la tutela dei lavoratori dai rischi di natura elettrica legati all’utilizzo di determinate apparecchiature e materiali e in particolare da quelli che derivano da:
- contatti elettrici diretti e indiretti
- innesco di esplosioni, incendi e ustioni dovuti a sovratemperature, archi elettrici e radiazioni
- fulminazione diretta e indiretta
- sovratensioni
Come sempre il datore deve procedere con un’attenta attività di valutazione dei rischi tenendo conto delle condizioni ambientali e delle caratteristiche specifiche della mansioni svolte. Alla valutazione deve seguire l’adozione di misure tecniche ed organizzative per prevenire il rischio e l’individuazione di dispositivi di protezione collettivi e individuali.